patologie

L’importanza di una corretta nutrizione nei soggetti ipertesi

Con il termine ipertensione arteriosa si definisce un aumento anormale e prolungato nel tempo della pressione arteriosa, ovvero quando i valori di pressione che misuriamo superano i 140/90 mmHg.
Ma cos’è la pressione arteriosa?
La pressione arteriosa è la forza che il sangue esercita sulle pareti delle arterie. Ed è il risultato di diversi fattori fisiologici che sono assolutamente soggettivi.
I valori definiti normali si aggirano intorno ai 120-130 mmHg per la pressione massima e intorno ai 70-80 mmHg per la pressione minima, ma questi possono variare con l’età, soprattutto a causa della progressiva perdita di elasticità delle pareti delle arterie, ma anche nel corso della giornata, risultando più alti al risveglio e tendendo a diminuire durante il giorno.

Non è solo l’età la causa dell’insorgenza di ipertensione, bensì sono stati individuati un insieme di fattori predisponenti, che sono: farmaci (come cortisonici, pillola anticoncezionale, antiacidi contenenti sodio,..), fumo (che è un potente vasocostrittore), abitudini alimentari scorrette, obesità, fattori genetici (quindi ereditari), sedentarietà, diabete, colesterolo.

L’ereditarietà o familiarità della patologia influisce per un’alta percentuale (il 30% circa) sulla possibilità di insorgenza dell’ipertensione. Per questo motivo un soggetto che ha dei familiari ipertesi , avrà un maggior rischio di sviluppare la malattia.
Già i bambini sovrappeso, rispetto ai normopeso, hanno un’ elevata probabilità di diventare ipertesi e obesi dopo l’ adolescenza. Per questo motivo la prevenzione deve iniziare già in giovane età, avviando i ragazzini alla pratica sportiva (o comunque ad uno stile di vita attivo) e controllandone le abitudini alimentari.

Per correggere una errata alimentazione che potrebbe causare l’insorgenza di ipertensione, solitamente come nutrizionista si raccomandano tre terapie non farmacologiche che sono:

A. Il calo ponderale: una diminuzione del peso corporeo di 5-7 Kg può ridurre la pressione arteriosa mediamente di 10-20 mmHg in soggetti in sovrappeso. A volte, per ridurre i valori pressori, è sufficiente un po’ di restrizione dietetica associata ad un adeguato esercizio fisico; nei casi di ipertensione più marcata un’adeguata dietoterapia è in grado di ridurre il quantitativo di farmaci necessari da assumere.
B. La restrizione di sodio, che si è visto avere notevole influenza sia nei soggetti ipertesi che in quelli predisposti. La quantità di sodio giornaliera in questi casi dovrebbe aggirarsi intorno ai 2 g di sodio a fronte dei 6 g di una normale dieta.
C. La restrizione di alcool: un consumo eccessivo di alcool (ovvero superiore ai 30 g al giorno di etanolo che equivalgono a 250 cc di vino o 700 cc di birra) si è visto che può causare l’aumento della pressione arteriosa, dei trigliceridi e del tessuto adiposo il quale, a sua volta, ha un ulteriore effetto ipertensivo.

Come nutrizionista specializzata in nutrizione clinica, consiglio a chi sa di avere familiarità con la patologia ipertensiva, di sottoporsi ad un semplice ma risolutivo test genetico che permetta di avere informazioni precise e definitive sulle proprie predisposizioni ereditarie. Mediante l’analisi del DNA si può avere un approccio personalizzato alla prevenzione e quindi al benessere presente e futuro (vedi “Prestazioni Ambulatorio”). In tal modo, queste tre raccomandazioni potranno essere accompagnate da un proprio piano nutrizionale e da un elenco di alimenti raccomandati o vietati in accordo con quelle che sono le esigenze individuali.
Nutrizionista Padova – DOTT.SSA LAURA CASSARO

Scopriamo insieme qualcosa in piu’ sulla discussa intolleranza al lattosio

Possiamo definire l’intolleranza al lattosio, o più correttamente maldigestione di lattosio, una sindrome caratterizzata da disturbi gastroenterici che insorgono dopo l’ingestione di alimenti contenenti questo zucchero, generata da insufficiente produzione da parte delle cellule intestinali dell’enzima lattasi deputato alla scissione del lattosio in zuccheri semplici. Non si tratta, come alle volte si può riferire, di una allergia. Le eventuali allergie al latte sono scatenate da proteine contenute nello stesso.

In caso di deficit di lattasi, la distensione determinata dall’aumentato contenuto di acqua e gas e l’aumentata motilità della parete intestinale indotta dagli acidi grassi possono portare all’insorgenza del quadro clinico caratteristico (diarrea, meteorismo, flatulenza). Ma non tutte le persone che hanno una carenza di lattasi sviluppano sintomi clinicamente rilevanti, ma quelli che li sviluppano vengono definiti “intolleranti al lattosio”.
La comparsa dei sintomi in soggetti privi di lattasi intestinale dipende tra l’altro, dalla loro alimentazione e quindi, non è sempre facile correlare le anormalità fisiologiche ai sintomi clinici. Per esempio, in clima caldo dove il latte non si trova facilmente, un deficit di lattasi ha scarsa importanza, ma in un’ area geografica dove il latte e gli altri alimenti che contengono lattosio sono diffusissimi, anche un piccolo deficit dell’enzima causa dei sintomi.

L’età è un elemento importante dell’intolleranza al lattosio. Dopo aver raggiunto i 5-7 anni di età, la maggior parte delle persone geneticamente destinate ad accusare intolleranza al lattosio presentano già lo stesso basso livello di lattasi degli adulti. Di conseguenza alcune persone scoprono precocemente nella loro vita che il latte causa disturbi digestivi e pertanto lo evitano.

Il deficit di lattasi, può essere distinto in:
1) Congenito, ma l’intolleranza familiare al lattosio è una malattia congenita molto rara;
2) Primitivo a esordio ritardato se il deficit di lattasi è un tratto ereditario con espressione clinica tardiva: i livelli enzimatici si riducono gradualmente e di solito ha insorgenza nei soggetti di mezza età. Durante i primi anni di vita l’attività di lattasi è sufficiente a prevenire i sintomi, ma successivamente i villi intestinali perdono l’enzima, così come i capelli perdono il pigmento e diventano grigi. Comunque, sia nell’infanzia che nella vita adulta, in presenza di deficit primitivo di lattasi la mucosa dell’intestino tenue resta normale;
3) Secondario, in cui la mucosa intestinale è abbastanza alterata.

Poiché i sintomi non sono specifici, prima di condannare il paziente a rinunciare ai gelati è prudente dimostrare l’intolleranza al lattosio. La maggior parte dei nutrizionisti non richiede prove di laboratorio ma verifica i benefici di una dieta, in genere raccomandando al paziente di evitare il latte, i gelati e i formaggi non fermentati per alcune settimane. Se i sintomi sono in qualche misura dovuti all’intolleranza allo zucchero, il paziente, entro pochi giorni dall’inizio di questa dieta a basso contenuto di lattosio, si sentirà talmente bene che la diagnosi sarà chiara. E’ senza dubbio improbabile che un paziente i cui sintomi non migliorano dopo 3 settimane di dieta abbia un’intolleranza al lattosio.

La terapia di questo disturbo, che non può essere considerato una malattia per la sua diffusione pressoché universale, comprende: 1) riduzione del lattosio nella dieta; 2) prevenzione di tutti i conseguenti deficit di calorie o di calcio; 3) eventuale somministrazione delle preparazioni di “lattasi” disponibili in commercio.

In ogni caso, ogni persona verrà trattata nel modo opportuno e in base alla severità dei suoi disturbi. Perciò è sempre bene, in caso di sospetta intolleranza al lattosio, contattare uno specialista che vi darà le indicazioni corrette e stilerà una dieta su misura.

L’importanza dei prodotti bio nel nostro “bel paese”

Il biologico guadagna terreno e si va affermando sempre più: l’Italia si conferma tra i primi dieci paesi al mondo per estensione dei terreni impiegati a biologico (+6,4% rispetto al 2011), numero di aziende (40.146) e per la più alta rilevanza della superficie agricola bio su quella totale (oltre il 9%). Il 61,8% degli oltre ottomila Comuni italiani ha almeno un’azienda biologica sul proprio territorio.

A farla da padrone nell’ospitare aziende bio, secondo l’ultimo censimento dell’agricoltura, sono i terreni collinari e montani dove maggiormente si cerca di valorizzare i prodotti, servendosi anche della certificazione biologica.

Dalla lettura dei dati di censimento si può ricavare, inoltre, che le imprese biologiche sono in media più grandi di quelle convenzionali: questo dato suggerisce che queste aziende si sono distinte per aumenti sia degli operatori (+3% dal 2011) sia di mercato (notevole aumento del giro d’affari).

Questo settore, per il momento, non sembra soffrire per le tasche meno piene degli italiani, grazie proprio alle doti concrete che veicola con i suoi prodotti: protezione della salute (i menu scolastici propongono l’81% di prodotti bio nelle loro mense), attenzione all’ambiente, con dedizione anche alla produzione di energie rinnovabili, e un più alto equilibrio tra i diversi protagonisti della filiera.

 

Estratto da:
“Biologi Italiani” di Marzo 2014

Perchè rivolgersi al biologo nutrizionista

Perché seguire un regime nutrizionale?

Una corretta ed equilibrata alimentazione costituisce un indispensabile presupposto per una vita in salute e aiuta la riduzione del rischio di comparsa di molte malattie quali ipertensione, patologie cardiovascolari diabete e obesità.

Quali sono le mie esigenze nutrizionali?

L’esame delle sue abitudini quotidiane e l’osservazione della sua composizione corporea, utilizzando metodiche certificate e non invasive permettono di individuare i suoi fabbisogni energetici e quindi di elaborare una dieta su misura per lei.

Perché rivolgermi al biologo nutrizionista?

Il biologo è un professionista autorizzato legalmente (d.l. 396/67) a svolgere l’attività di nutrizionista. E’ in grado di valutare correttamente i fabbisogni energetici e nutrizionali dell’uomo in quanto conosce gli alimenti, la loro composizione e la loro funzione. Al biologo nutrizionista interessa prima di tutto stabilire un rapporto umano con la persona che ha di fronte non limitandosi solo a sapere quanto pesa e quanto vorrebbe pesare.

Quanti “sacrifici” comporta?

Non sarà un sacrificio, ma verrà aiutato a gestire in maniera sana la sua alimentazione.

Un'alimentazione corretta ed equilibrata costituisce un presupposto indispensabile per una vita in salute, diminuendo il rischio di comparsa di molte malattie quali ipertensione, patologie cardiovascolari, diabete ed obesita.
Nutrizionista Laura Cassaro
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