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Scopriamo insieme qualcosa in piu’ sulla discussa intolleranza al lattosio

Possiamo definire l’intolleranza al lattosio, o più correttamente maldigestione di lattosio, una sindrome caratterizzata da disturbi gastroenterici che insorgono dopo l’ingestione di alimenti contenenti questo zucchero, generata da insufficiente produzione da parte delle cellule intestinali dell’enzima lattasi deputato alla scissione del lattosio in zuccheri semplici. Non si tratta, come alle volte si può riferire, di una allergia. Le eventuali allergie al latte sono scatenate da proteine contenute nello stesso.

In caso di deficit di lattasi, la distensione determinata dall’aumentato contenuto di acqua e gas e l’aumentata motilità della parete intestinale indotta dagli acidi grassi possono portare all’insorgenza del quadro clinico caratteristico (diarrea, meteorismo, flatulenza). Ma non tutte le persone che hanno una carenza di lattasi sviluppano sintomi clinicamente rilevanti, ma quelli che li sviluppano vengono definiti “intolleranti al lattosio”.
La comparsa dei sintomi in soggetti privi di lattasi intestinale dipende tra l’altro, dalla loro alimentazione e quindi, non è sempre facile correlare le anormalità fisiologiche ai sintomi clinici. Per esempio, in clima caldo dove il latte non si trova facilmente, un deficit di lattasi ha scarsa importanza, ma in un’ area geografica dove il latte e gli altri alimenti che contengono lattosio sono diffusissimi, anche un piccolo deficit dell’enzima causa dei sintomi.

L’età è un elemento importante dell’intolleranza al lattosio. Dopo aver raggiunto i 5-7 anni di età, la maggior parte delle persone geneticamente destinate ad accusare intolleranza al lattosio presentano già lo stesso basso livello di lattasi degli adulti. Di conseguenza alcune persone scoprono precocemente nella loro vita che il latte causa disturbi digestivi e pertanto lo evitano.

Il deficit di lattasi, può essere distinto in:
1) Congenito, ma l’intolleranza familiare al lattosio è una malattia congenita molto rara;
2) Primitivo a esordio ritardato se il deficit di lattasi è un tratto ereditario con espressione clinica tardiva: i livelli enzimatici si riducono gradualmente e di solito ha insorgenza nei soggetti di mezza età. Durante i primi anni di vita l’attività di lattasi è sufficiente a prevenire i sintomi, ma successivamente i villi intestinali perdono l’enzima, così come i capelli perdono il pigmento e diventano grigi. Comunque, sia nell’infanzia che nella vita adulta, in presenza di deficit primitivo di lattasi la mucosa dell’intestino tenue resta normale;
3) Secondario, in cui la mucosa intestinale è abbastanza alterata.

Poiché i sintomi non sono specifici, prima di condannare il paziente a rinunciare ai gelati è prudente dimostrare l’intolleranza al lattosio. La maggior parte dei nutrizionisti non richiede prove di laboratorio ma verifica i benefici di una dieta, in genere raccomandando al paziente di evitare il latte, i gelati e i formaggi non fermentati per alcune settimane. Se i sintomi sono in qualche misura dovuti all’intolleranza allo zucchero, il paziente, entro pochi giorni dall’inizio di questa dieta a basso contenuto di lattosio, si sentirà talmente bene che la diagnosi sarà chiara. E’ senza dubbio improbabile che un paziente i cui sintomi non migliorano dopo 3 settimane di dieta abbia un’intolleranza al lattosio.

La terapia di questo disturbo, che non può essere considerato una malattia per la sua diffusione pressoché universale, comprende: 1) riduzione del lattosio nella dieta; 2) prevenzione di tutti i conseguenti deficit di calorie o di calcio; 3) eventuale somministrazione delle preparazioni di “lattasi” disponibili in commercio.

In ogni caso, ogni persona verrà trattata nel modo opportuno e in base alla severità dei suoi disturbi. Perciò è sempre bene, in caso di sospetta intolleranza al lattosio, contattare uno specialista che vi darà le indicazioni corrette e stilerà una dieta su misura.

Un'alimentazione corretta ed equilibrata costituisce un presupposto indispensabile per una vita in salute, diminuendo il rischio di comparsa di molte malattie quali ipertensione, patologie cardiovascolari, diabete ed obesita.
Nutrizionista Laura Cassaro
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